Fa caldo. Abbastanza caldo da
limitare il pensiero. Si fa fatica a fare tutto. Ad alzarsi la mattina, a
mettersi in moto, a leggere, perfino a riposare. Io credo che siamo biologicamente
programmati per lavorare solo in autunno e in primavera perché in inverno il
corpo va in letargo e in estate il corpo chiede relax (come i leoni sdraiati
sotto ai baobab della savana). Ma la società ci chiede altro. Ci chiede di
essere efficienti tutto l’anno. Ci chiede di tenere il ritmo, op! op! op! Chi
si ferma è perduto. Avanti tutta verso nuove avventure quotidiane. O verso le
stesse degli ultimi anni. E pensare che alle origini l'uomo aveva bisogno di lavorare solo tre ore al giorno per garantirsi la sopravvivenza. Ma oggi no. Oggi non solo dobbiamo essere presenti ed efficienti, ma dobbiamo esserlo nel modo giusto. Quale modo? Il modo convenzionalmente
accettato. Mai fuori dai binari, mai divergentemente, mai oltre. E così anche
per i nostri figli. Esserci sempre, pimpanti e atletici. Sempre in linea retta
possibilmente crescente. Non possiamo più permetterci di permetter
loro la divergenza. Ritmo, energia, velocità! Tutti dentro a luoghi ben
definiti, con un metodo (uno solo) ben definito, a fare attività ben definite.
Niente variabili (troppo complicate da gestire). Niente alternative (troppo
numerose da tenere presente). Niente più tempo all’ozio, alla noia, al tempo
dedicato all’incanto. Non ci si può più incantare a guardare il paesaggio
scorrere fuori da un finestrino mettendo in pausa la mente. Non si può più oziare
sdraiati in un prato a litigare con gli insetti che disturbano. Non ci si può più annoiare passeggiando in un sentiero di campagna e prendendo a calci i sassi.
Perdere tempo. Dimenticarsi il tempo. Lasciare andare il tempo.
Come si fa? Non si può! Bisogna
andare ai centri estivi, bisogna fare i compiti e i corsi di recupero, bisogna
leggere cinque libri a scelta e fare le schede libro (terribili!), bisogna
ricordarsi. Ricordarsi! Cosa? Non mi ricordo cosa devo ricordarmi ma
so che mi devo ricordare. E la vita non ammette pause. La nostra
convenzione sociale non le ammette. Ma noi ne abbiamo bisogno. I bambini
soprattutto ne hanno bisogno. La pace, la distrazione, il recupero. Non
l’inattività ma l’attività libera, evocativa, catartica. L’attività che matura
la fantasia, l’immaginazione, i percorsi alternativi. Perché, signore e signori, vi dò una notizia: si può essere
alternativi! Si può essere divergenti! Le neuroscienze ce lo confermano. Non
esiste solo un’intelligenza. E dobbiamo farcene una ragione. Smettiamola di
aspettarci che le neurodiversità smettano di essere diverse. Smettiamola di
credere che esista solo un modo. Siamo sette miliardi di individui inseriti in migliaia
di culture, con centinaia di lingue e pensieri. E siamo solo un pianeta dentro
a un sistema, inserito in una galassia fra milioni di galassie dell’inimmaginabile
universo…possibile che il nostro ego sia così smisurato da credersi l’unico? Allora impariamo ad accettare le variabili, le pause, i rallentamenti. Ascoltiamoci e
ascoltiamoli. Altrimenti prima o poi la nostra mente troverà il modo per
fuggire. Troverà la strada, magari attraverso il corpo, per dire basta, per
dire stop, per dire fermati! Godiamoci l’estate sotto al baobab e lasciamo
che anche i nostri figli capiscano che finalmente è arrivata l’estate!!!
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