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mercoledì 7 settembre 2016

Cacciatori di Tesori!

Siamo così! Ci arrovelliamo per trovare le ultime novità, le tendenze del momento e possibilmente quelle del futuro, ci sforziamo di diventare gli scopritori dell’inesplorato, ovunque e per tutto: arte, musica, moda, cucina e persino educazione. Tendenze nuove o che ci sembrano tali. E via, ci gettiamo a pesce per scoprire ogni loro segreto, per possederlo e farlo nostro, a nostro beneficio e a beneficio degli altri, con un notevole ritorno di autostima e gloria! Ma se c’è una cosa che non impariamo mai è il potere della semplicità!
Quella fatta di piccoli gesti e grandi decisioni, quella che contempla le rinunce e i no, quella per cui accumulare la “roba” non è un must. Una semplicità fatta di condivisione e di relazioni, fatta dalla possibilità di stare insieme. Quella semplicità che rivivo, ad esempio, quando in estate partecipo ai campi scout.
Io non sono una scout, non lo sono mai stata. Quando ero piccola nel mio paese c’era l’opportunità di fare ginnastica artistica, sci, pattinaggio su ghiaccio, tennis, nuoto, ma purtroppo gli scout non c’erano. Ho conosciuto la storia di Lord Baden Powell in università, sui libri di testo per un esame, e in quell’occasione ho avuto l’opportunità di apprezzare questo grande progetto.  Perciò, quando sono diventata madre, ho deciso che avrei cercato il movimento scout per mio figlio e così ho fatto. Quando iscrissi il mio bambino al gruppo, allora aveva 8 anni. Fu così che entrò nei lupetti. Una grande magia per lui e per noi genitori, grazie ai capi scout che intessono relazioni umane profonde e anche un po’ magiche. Ora è un fiero esploratore cngei e la pattuglia per lui è il luogo dove incontrarsi, dove sperimentare, dove vivere in pienezza l’età dell’adolescenza attraverso esperienze di autonomia “vigilata”. E’ il luogo in un certo senso del “cresco, faccio da solo ma con gli altri”, il luogo dove nella semplicità si ritrova sé stessi. Ho vissuto questo nel percorso di mio figlio e l’ho ritrovato quando ho iniziato a partecipare io stessa ai campi come mamma che aiuta in cucina. Certo, tutte le volte, prima di partire, la fatica del quotidiano mi fa sentire quasi soffocare al pensiero di andare, ma poi, quando sono là, dopo solo una giornata, ritrovo una parte di me stessa quasi sepolta. Ritrovo il piacere di condividere: gli spazi, le camere, i bagni, la cucina. Ritrovo la gioia e allo stesso tempo la fatica di avere ritmi per tutti uguali. Ritrovo i riti e la loro semplicità. Certo, non è assolutamente facile adattarsi, soprattutto quando si è adulti e abituati a gestire la propria esistenza individuale o al massimo quella della propria famiglia. Ma poi, nel fare insieme, riscopro l’arte della relazione, della condivisione, della mediazione. Preparare i pasti ai lupetti ad esempio non è una semplice azione culinaria per me ma è una scoperta. E’ scoprire come il cibo possa essere uno strumento potente di cambiamento. Cibi assolutamente mai mangiati, mai voluti, quando si è insieme vengono spazzolati con una voracità da lupi. Ma non solo! I bambini ringraziano per quello che gli viene preparato e ci tengono a farlo personalmente.
Vi sembrerà una banalità ma vi garantisco che non lo è. Non è banale il fatto che i bambini fuori casa siano diversi da come noi siamo abituati a vederli, che riescano ad adattarsi, che sappiano apprezzare e ringraziare! In un tempo in cui tutti continuiamo a lamentarci per la maleducazione e l’irriconoscenza vedere la loro capacità di aprirsi all’altro è per me la più grande delle opportunità dello stare in un campo.
Ed è ancor meno una banalità quando si ascolta ciò che succede intorno a noi. Nizza, la Turchia, Monaco, la Siria. Ascoltare ciò che accade di terribile nella società riporta nuovamente il mio pensiero ai bambini, agli adolescenti, al senso del crescere in questo mondo.

Ho ascoltato i dibattiti delle ultime settimane sulle patologie psichiatriche dei bambini e degli adolescenti, sui controlli farmacologici, sulla scuola, sulla famiglia, sullo Stato e sulle varie responsabilità, di chi sa ma non fa nulla, di chi vede e non agisce, sui video giochi, sui tempi, gli usi e gli abusi e su molto altro ancora. E così ho ripensato più intensamente a quello che ho vissuto durante la settimana con i lupetti. E ho riscoperto la semplicità della vita. La naturalezza della condivisione. La gioia di crescere insieme e di affrontare insieme le sfide e le fatiche. E allora vorrei dir loro grazie! Grazie per avermi dato la possibilità di rivedere il mio personale modo di vivere, grazie per il confronto, grazie per il dialogo, grazie per avermi fatto sentire parte di qualche cosa che ci com-prende, qualunque sia la nostra persona, la nostra personalità, la nostra religione, il nostro colore, la provenienza sociale. Grazie ai capi scout che mettono a disposizione il loro tempo personale per l’altro con un unico grande obiettivo: rendere i bambini futuri cittadini del mondo consapevoli e, scusate se a voi sembra poco, aperti all’altro da sé.


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