Quella fatta di piccoli gesti e
grandi decisioni, quella che contempla le rinunce e i no, quella per cui
accumulare la “roba” non è un must. Una semplicità fatta di condivisione e di relazioni,
fatta dalla possibilità di stare insieme. Quella semplicità che rivivo,
ad esempio, quando in estate partecipo ai campi scout.
Io non sono una scout, non lo
sono mai stata. Quando ero piccola nel mio paese c’era l’opportunità di fare
ginnastica artistica, sci, pattinaggio su ghiaccio, tennis, nuoto, ma purtroppo
gli scout non c’erano. Ho conosciuto la storia di Lord Baden Powell in
università, sui libri di testo per un esame, e in quell’occasione ho avuto
l’opportunità di apprezzare questo grande progetto. Perciò, quando sono diventata madre, ho
deciso che avrei cercato il movimento scout per mio figlio e così ho fatto. Quando
iscrissi il mio bambino al gruppo, allora aveva 8 anni. Fu così che entrò nei
lupetti. Una grande magia per lui e per noi genitori, grazie ai capi scout che
intessono relazioni umane profonde e anche un po’ magiche. Ora è un fiero
esploratore cngei e la pattuglia per lui è il luogo dove incontrarsi, dove
sperimentare, dove vivere in pienezza l’età dell’adolescenza attraverso
esperienze di autonomia “vigilata”. E’ il luogo in un certo senso del “cresco,
faccio da solo ma con gli altri”, il luogo dove nella semplicità si ritrova sé
stessi. Ho vissuto questo nel percorso di mio figlio e l’ho ritrovato
quando ho iniziato a partecipare io stessa ai campi come mamma che aiuta in
cucina. Certo, tutte le volte, prima di partire, la fatica del quotidiano mi fa
sentire quasi soffocare al pensiero di andare, ma poi, quando sono là, dopo
solo una giornata, ritrovo una parte di me stessa quasi sepolta. Ritrovo il
piacere di condividere: gli spazi, le camere, i bagni, la cucina. Ritrovo la
gioia e allo stesso tempo la fatica di avere ritmi per tutti uguali. Ritrovo i
riti e la loro semplicità. Certo, non è assolutamente facile adattarsi,
soprattutto quando si è adulti e abituati a gestire la propria esistenza individuale
o al massimo quella della propria famiglia. Ma poi, nel fare insieme,
riscopro l’arte della relazione, della condivisione, della mediazione.
Preparare i pasti ai lupetti ad esempio non è una semplice azione culinaria per
me ma è una scoperta. E’ scoprire come il cibo possa essere uno strumento
potente di cambiamento. Cibi assolutamente mai mangiati, mai voluti, quando si
è insieme vengono spazzolati con una voracità da lupi. Ma non solo! I bambini ringraziano
per quello che gli viene preparato e ci tengono a farlo personalmente.
Vi sembrerà una banalità ma vi
garantisco che non lo è. Non è banale il fatto che i bambini fuori casa siano
diversi da come noi siamo abituati a vederli, che riescano ad adattarsi, che
sappiano apprezzare e ringraziare! In un tempo in cui tutti continuiamo a
lamentarci per la maleducazione e l’irriconoscenza vedere la loro capacità di
aprirsi all’altro è per me la più grande delle opportunità dello stare in un
campo.
Ed è ancor meno una banalità quando
si ascolta ciò che succede intorno a noi. Nizza, la Turchia, Monaco, la Siria.
Ascoltare ciò che accade di terribile nella società riporta nuovamente il mio
pensiero ai bambini, agli adolescenti, al senso del crescere in questo mondo.
Ho ascoltato i dibattiti delle
ultime settimane sulle patologie psichiatriche dei bambini e degli adolescenti,
sui controlli farmacologici, sulla scuola, sulla famiglia, sullo Stato e sulle
varie responsabilità, di chi sa ma non fa nulla, di chi vede e non agisce, sui
video giochi, sui tempi, gli usi e gli abusi e su molto altro ancora. E così ho
ripensato più intensamente a quello che ho vissuto durante la settimana con i
lupetti. E ho riscoperto la semplicità della vita. La naturalezza della
condivisione. La gioia di crescere insieme e di affrontare insieme le sfide e
le fatiche. E allora vorrei dir loro grazie! Grazie per avermi dato la
possibilità di rivedere il mio personale modo di vivere, grazie per il
confronto, grazie per il dialogo, grazie per avermi fatto sentire parte di
qualche cosa che ci com-prende, qualunque sia la nostra persona, la nostra
personalità, la nostra religione, il nostro colore, la provenienza sociale. Grazie
ai capi scout che mettono a disposizione il loro tempo personale per l’altro
con un unico grande obiettivo: rendere i bambini futuri cittadini del
mondo consapevoli e, scusate se a voi sembra poco, aperti all’altro da sé.
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