Questo blog è scritto a quattro mani. Quando leggerete troverete l'essenza di noi. Leggerete la nostra esperienza di vita, come mamme e come educatrici. Questo blog è la nostra visione pedagogica. Questo blog siamo noi! Il nostro motto è: L'ESPERIENZA DEGLI EDUCATORI AL SERVIZIO DEI GENITORI! Aiutateci a rendere speciale questo blog con le vostre condivisioni e i vostri commenti...
venerdì 7 ottobre 2016
Le scintille
Qual è la sfida più difficile per un educatore? Me lo sono
chiesta tante volte e spesso mi fermo a meditarci. Forse è la relazione con i
bambini? Forse quella con i colleghi o i genitori? Forse le incombenze
quotidiane e i limiti del luogo in cui ci troviamo? Io non credo. Quella
che io percepisco come la sfida più grande è il fatto di non perdere mai
l’entusiasmo. La scintilla che accende il pensiero. Il desiderio di non
appiattirsi, di accogliere le sfide e di affrontarle cercando nuove e
innovative risposte. Aprire la propria mente, uscire dal quotidiano e vedere
oltre. Alzarsi in volo e vedere quella miriade di possibilità che l’essere
umano è. Questa io credo sia la grande sfida. Ogni giorno, troppo spesso, incontro adulti troppo adulti.
Insegnanti ed educatori “cattedratizzati” e “cattedratizzanti”, senza spirito,
spenti. Insegnanti ed educatori che spengono scintille e che omologano e si
omologano verso il basso. Riuscire a non farsi fagocitare da tutto questo, a
non lasciarsi spegnere, è lo sforzo più grande che viene richiesto a ognuno di
noi. Qualcuno, una volta, mi ha detto scherzando di non guardare troppo fuori
dalla porta altrimenti quando si rientra e ci si scontra con la realtà del
sistema educativo scolastico poi ci prende la depressione. Forse è vero. Forse
fermarsi, formarsi, riflettere, incontrare alternative, vedere oltre, ha questo
triste rovescio della medaglia: il fatto di sentirsi impotenti di fronte al
sistema immobile e quindi, di conseguenza, di percepirsi disarmati. Forse! Ma
io non penso che sia così. Io non voglio perdere la mia scintilla. Io voglio
continuare a formarmi, a conoscere e a mettermi in gioco, voglio continuare a
tenere accesa la mia fiamma, voglio continuare a rubare qualche minuto al
cambio dell’ora per far fare ricreazioni cerebrali ai miei ragazzi, voglio
girare tra i banchi mentre assistono all’ultima estenuante lezione frontale
della giornata e tenerli svegli con qualche stratagemma che li faccia sorridere,
voglio accendere la musica, farli camminare per comprendere quanto tempo passa
prima dell’arrivo dell’uomo sulla terra. Voglio continuare a credere che sia
possibile contagiare chi ho di fianco per far divampare un incendio di idee. So
che è possibile. Ci credo. E so che posso e devo provare a contagiare anche chi
ogni giorno entra in classe e si siede in cattedra. Certo, so bene che
fortunatamente esistono molti insegnanti fortemente motivati, entusiasti,
desiderosi di fare. Ma so anche, purtroppo, che ne esistono altri che si son
spenti in una routine fatta di scadenze, di documenti da riempire, di
scartoffie da compilare, di progetti da mettere per iscritto, di richieste che
catturano in una ragnatela. E so infine che tra questi ultimi ce ne sono
diversi che quella scintilla non l’hanno spenta del tutto ma solo sopita,
smarrita nel quotidiano. Ed ecco la sfida che mi sento di raccogliere. La sfida
di riuscire a riconoscerli e a contagiarli perché so che, non appena a contatto
con il virus, questi insegnanti s’infiammeranno e si lasceranno trasportare, accenderanno
idee, svilupperanno proposte che poi cambieranno il loro modo di esserci. So
che è possibile. L’ho sperimentato. Forse non sempre, forse non con tutti, ma
so che è possibile provarci anche correndo il rischio di fallire nel tentativo.
Posso fallire ma come educatore sento il dovere pedagogico di non smettere di
provarci, di non spegnermi, di perseguire l’obiettivo di impedire che gli altri
si spengano. Gli alunni per primi, gli insegnanti poi e infine le famiglie. So
che si può fare. Si può mostrare e dare possibilità. Vedere che qualcosa può cambiare.
Un giorno dopo l’altro, un passo dopo l’altro. Essere educatore per
essere formatore. Mostrare con il proprio essere il poter essere. Vorrei che
chi ancora possiede questo entusiasmo non permetta agli altri di spegnersi. Perché
un futuro più luminoso è possibile grazie alle scintille di oggi.
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