
Noi educatori ci incamminiamo
ogni giorno sulla strada del cambiamento con l’obiettivo di “educere”, tirar
fuori dall’altro ciò che di meglio può essere. Partiamo, inciampiamo, a volte vinciamo e altre veniamo sconfitti. Molti di noi si lanciano a testa bassa,
perseverano, non si fermano. Altri gettano la spugna, si arrendono in fretta,
riversano colpe sugli altri ma pochi, pochissimi, fanno il viaggio inverso.
Pochi si fermano e si ascoltano. Pochi leggono dentro di sé, leggono sé per comprendersi prima di comprendere, per
cambiarsi prima di cambiare, per evolversi prima di evolvere.
“L’educatore è innanzitutto ciò
che è, poi ciò che fa e infine ciò che dice”. Questa è la prima cosa che ho
imparato nel mio percorso di studi. Ma quanti
di noi sanno veramente chi sono? Quanti cercano di scoprirlo? Di scoprire sé
stessi attraverso gli occhi degli altri, abbassando le difese, uscendo alla
scoperta, sollevando il coperchio del vaso di Pandora per svuotarlo e
ricominciare da capo? Quanti affrontano con coraggio questa via? Educatori di professione. Educatori per passione. Educatori per scelta oppure no. Persone chiamate al grande compito di trasmettere se stessi agli altri, alle future generazioni. Insegnanti, maestri, volontari e sopra ogni altro: genitori. Sappiamo affrontare questa sfida? La sfida che sento
l’onere di affrontare ogni giorno? La domanda che interrompe il mio
sonno, che inquieta i miei pensieri? Sappiamo veramente cercare la risposta al quesito: IO SO CHI SONO?
Personalmente forse una risposta finita non la
troverò mai, forse questa domanda continuerà a turbarmi per tanto tempo ancora
ma sono certa che in questa mia continua ricerca io potrò trovare la capacità
di scoprire e scoprirmi per scoprire l’altro, la capacità di cambiare per
cambiare, la capacità di crescere per aiutare a crescere…
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