“C’erano una volta, tanto tempo fa, due fratellini di nome Abele e Abele. Erano due fratellini nati identici a distanza di pochi anni l’uno dall’altro. I genitori avevano pensato di chiamarli entrambi Abele. Li avevano cresciuti ed educati nello stesso identico modo. Avevano dato loro le stesse risposte e avevano fatto loro vivere le stesse esperienze. Così i due fratellini crebbero nell’uguaglianza e nell’armonia e non soffrirono mai differenze fra loro. I genitori non dovettero mai mediare i loro conflitti e non dovettero mai adattare i propri comportamenti e le proprie risposte educative in funzione alle differenze dei due piccoli. Così vissero tutti felici e contenti”.

Don Milani diceva che “la giustizia non è far parti uguali fra diseguali ma offrire ad ognuno ciò di cui ha bisogno”. Trovo che sia una verità tanto semplice quanto fondamentale. Pensare di crescere i nostri figli nello stesso modo, pensare che siano uguali, pensare di offrire loro esperienze identiche o di negare loro le stesse cose, credere di poter essere giusti solo nell’uguaglianza, penso che possa essere un grande abbaglio. Sapete già quanto io creda nell’identico valore umano di ognuno di noi, a prescindere da ciò che siamo. Ma penso anche che ognuno di noi sia unico e irripetibile. La delicatezza di questo argomento mi fa dire che ci sono confini sottilissimi fra l’offrire pari opportunità e fare uguaglianza dimenticandosi dell’unicità dei nostri figli. Ogni bambino è portatore di un’identità speciale e specifica, di un’esperienza di vita unica e di un’indole prettamente personale. Possono assomigliarsi, possono ricordarci chi siamo stati o chi siamo, possono avere similitudini fra loro, ma i fratelli non sono mai identici, nemmeno quando sono gemelli. Sicuramente chiunque abbia più di un figlio si rende perfettamente conto che i bambini non sono la copia l’uno dell’altro e che non potranno mai esserlo. Questo è abbastanza evidente. Quello di cui spesso non ci si rende conto però è che nemmeno noi, nel nostro percorso di vita, possiamo essere immutabili. Per ogni figlio viviamo esperienze uniche, adottiamo comportamenti unici, abbiamo sentimenti irripetibili. Le nostre esperienze possono assomigliarsi (e questo ci rassicura) ma non saranno mai identiche. E non saranno mai identiche le risposte che i nostri figli ci daranno. Continueranno a stupirci e noi continueremo a modificarci. Ciò che abbiamo fatto con un figlio non saremo mai in grado di riviverlo ugualmente con un altro. Perciò non facciamoci un cruccio del nostro vivere ogni giorno educativo come unico. Non preoccupiamoci di rispondere nello stesso modo, di fare le medesime scelte, di soffermarci sui dettagli. Osserviamo e comprendiamo ogni figlio per quello che è. Aiutiamolo a capire la propria unicità. Possiamo essere genitori senza pretendere di essere imparziali. Ogni figlio dovrà avere la propria possibilità, chi in un campo chi nell’altro. Dobbiamo imparare a conoscerli nel profondo per capire. Riflettiamoci e facciamo chiarezza prima con noi stessi per poterlo poi rendere comprensibile a loro. Possiamo dare a ognuno la possibilità di librarsi ma attraverso strumenti e strade differenti, ognuno con le proprie ali.
Ogni giorno cerco di ricordarmi che io sono una mamma diversa dalla mamma che ero otto anni fa per effetto delle esperienze che ho vissuto, delle scelte che ho fatto. Anche per questo la mia relazione con il mio piccolo non sarà mai la stessa che ho avuto con la mia grande. E’ inevitabile. Ma se cerchiamo di leggere nei cuori e negli occhi dei nostri bambini, sicuramente troveremo il modo di essere genitori giusti per ognuno di loro affinché un giorno abbiano consapevolezza di non aver avuto parti uguali fra diseguali….
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