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mercoledì 29 giugno 2016

Sotto al Baobab

Fa caldo. Abbastanza caldo da limitare il pensiero. Si fa fatica a fare tutto. Ad alzarsi la mattina, a mettersi in moto, a leggere, perfino a riposare. Io credo che siamo biologicamente programmati per lavorare solo in autunno e in primavera perché in inverno il corpo va in letargo e in estate il corpo chiede relax (come i leoni sdraiati sotto ai baobab della savana). Ma la società ci chiede altro. Ci chiede di essere efficienti tutto l’anno. Ci chiede di tenere il ritmo, op! op! op! Chi si ferma è perduto. Avanti tutta verso nuove avventure quotidiane. O verso le stesse degli ultimi anni. E pensare che alle origini l'uomo aveva bisogno di lavorare solo tre ore al giorno per garantirsi la sopravvivenza. Ma oggi no. Oggi non solo dobbiamo essere presenti ed efficienti, ma dobbiamo esserlo nel modo giusto. Quale modo? Il modo convenzionalmente accettato. Mai fuori dai binari, mai divergentemente, mai oltre. E così anche per i nostri figli. Esserci sempre, pimpanti e atletici. Sempre in linea retta possibilmente crescente. Non possiamo più permetterci di permetter loro la divergenza. Ritmo, energia, velocità! Tutti dentro a luoghi ben definiti, con un metodo (uno solo) ben definito, a fare attività ben definite. Niente variabili (troppo complicate da gestire). Niente alternative (troppo numerose da tenere presente). Niente più tempo all’ozio, alla noia, al tempo dedicato all’incanto. Non ci si può più incantare a guardare il paesaggio scorrere fuori da un finestrino mettendo in pausa la mente. Non si può più oziare sdraiati in un prato a litigare con gli insetti che disturbano. Non ci si può più annoiare passeggiando in un sentiero di campagna e prendendo a calci i sassi. Perdere tempo. Dimenticarsi il tempo. Lasciare andare il tempo.
Come si fa? Non si può! Bisogna andare ai centri estivi, bisogna fare i compiti e i corsi di recupero, bisogna leggere cinque libri a scelta e fare le schede libro (terribili!), bisogna ricordarsi. Ricordarsi! Cosa? Non mi ricordo cosa devo ricordarmi ma so che mi devo ricordare. E la vita non ammette pause. La nostra convenzione sociale non le ammette. Ma noi ne abbiamo bisogno. I bambini soprattutto ne hanno bisogno. La pace, la distrazione, il recupero. Non l’inattività ma l’attività libera, evocativa, catartica. L’attività che matura la fantasia, l’immaginazione, i percorsi alternativi. Perché, signore e signori, vi dò una notizia: si può essere alternativi! Si può essere divergenti! Le neuroscienze ce lo confermano. Non esiste solo un’intelligenza. E dobbiamo farcene una ragione. Smettiamola di aspettarci che le neurodiversità smettano di essere diverse. Smettiamola di credere che esista solo un modo. Siamo sette miliardi di individui inseriti in migliaia di culture, con centinaia di lingue e pensieri. E siamo solo un pianeta dentro a un sistema, inserito in una galassia fra milioni di galassie dell’inimmaginabile universo…possibile che il nostro ego sia così smisurato da credersi l’unico? Allora impariamo ad accettare le variabili, le pause, i rallentamenti. Ascoltiamoci e ascoltiamoli. Altrimenti prima o poi la nostra mente troverà il modo per fuggire. Troverà la strada, magari attraverso il corpo, per dire basta, per dire stop, per dire fermati! Godiamoci l’estate sotto al baobab e lasciamo che anche i nostri figli capiscano che finalmente è arrivata l’estate!!!