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mercoledì 31 agosto 2016

E' tempo di riprendere per tempo

Risultati immagini per andare a scuolaEccoci a un passo da Settembre che, come Gennaio, per me è il mese dei buoni propositi perché a settembre ricomincia tutto. Un nuovo anno scolastico, nuovi percorsi che portano con sé nuovi impegni, nuove scadenze e nuove sveglie. A settembre si fanno progetti a medio termine, si pianificano interventi, si contattano persone. Si riparte e nuove sfide ci aspettano. Ma cosa significa ricominciare? Ricominciare significa riallacciare i rapporti, ritrovare il filo del discorso, riprendere con il tasto play dopo aver messo in pausa per un tempo più o meno lungo e ricordarsi a che punto avevamo lasciato il film. Tutto questo non è così facile e neppure così scontato. Spesso percepiamo una certa fatica, sappiamo che ci richiederà un periodo di riadattamento e a volte ci sembra una cosa difficilissima. Allora mi domando: “Riusciamo a renderci conto di quanto sia difficile per i nostri bambini ricominciare? Ricominciare la scuola, le attività sportive, gli impegni sociali; riprendere i ritmi, abituare l’organismo, attivare le risposte?”.  A volte mi guardo intorno e mi sembra che molti genitori non si rendano conto dell’importanza e del peso che ha il “ricominciare”. Troppo spesso vedo dare per scontati l’abitudine ai ritmi di vita e il tempo necessario al recupero. Non si dedica più tempo al ricominciare. E così, dalla sera alla mattina, i bambini vengono scaraventati a scuola dopo essersi dedicati fino all’ultimo minuto ai bagordi estivi. Perché si sa che, spesso, e giustamente, in estate si va a letto più tardi, ci si alza con più calma, si pranza con orari alterati e lo stesso vale per la cena, si dilatano i tempi e si cambiano le attività. L’estate ha un ritmo tutto suo. E ci dispiace doverlo lasciare. Ci dispiace dover ritornare alle scartoffie dell’ufficio, ai colleghi da incontrare, alle riunioni da programmare, alle officine da riorganizzare, al miraggio del fine settimana. Per questo, noi adulti, aspettiamo fino all’ultimo per farcene una ragione e senza pensarci troppo facciamo fare lo stesso ai nostri figli. Li gettiamo di colpo, come un tuffo nell’acqua gelata, dentro le loro abitudini pre-estive. Il suono della campanella, la mensa che deve essere liberata velocemente per il prossimo turno, i compiti da svolgere nel quarto d’ora di pausa tra la scuola e la danza, la sacca da non dimenticare in macchina, la cartella da preparare, le corse dalla scuola alla palestra e via così, dimenticandoci che i bambini invece hanno bisogno di tempo per riabituarsi, per riappropriarsi dei ritmi, per ricominciare. E non riusciamo a comprendere che questo bisogno necessita di risposte pianificate tanto più quanto il bambino è piccolo. Dare il tempo ai bambini di riabituarsi è un gesto di responsabilità. Ricominciare con anticipo a prendere i giusti ritmi della nanna, della pappa, del pisolino, del gioco e di tutto quello che fa parte della giornata di un bambino, significa ricominciare l’anno scolastico con molto meno stress, per noi e per i nostri bambini. E quando i bimbi sono più grandi? Il discorso non cambia. Stare svegli fino a tardi, fino all’ultimo giorno, significa richiedere al loro metabolismo un cambio troppo drastico e troppo veloce ritrovandoci figli stanchi ancora prima che arrivi Natale. Può sembrare una banalità ma vi assicuro che non lo è. La prima cosa che si insegna ai bimbi fin dal nido è l’importanza del ritmo e del rito. Ogni attività ha il proprio rito di preparazione e le giornate si susseguono con ritmi precisi e scadenzati all’interno dei quali si snodano le attività e le proposte. Questo rassicura i bambini, dona loro la prevedibilità e la certezza, fa percepire loro il mondo come qualcosa di com-prensibile, che possono prendere con sé. Se così non fosse l’effetto mina-vagante nei bambini sarebbe assicurato. I bambini si sentirebbero continuamente strappati da sé per essere gettati in qualcosa che non si aspettano. Certo, per i grandi non funziona nello stesso modo, ma il bisogno di avere un ritmo, che non per niente si definisce “umano”, è qualcosa a cui noi adulti dobbiamo dare una risposta. Una risposta pedagogicamente ed educativamente accettabile. I bambini non sono pacchi della spesa che prendi dalla macchina e metti in casa, che svuoti e posizioni nel frigorifero. Non possono essere presi, portati qua, lasciati là, svegliati un giorno alle 6:00, il giorno dopo alle 10:00 e l’altro ancora non svegliati affatto. Non possiamo farli schizzare all’interno delle loro vite come palle da flipper e poi stupirci se hanno crolli emotivi, crisi di pianto, rifiuti e atteggiamenti oppositivi. Ma quanto è difficile fare i conti con questi bisogni? Quanto è difficile fermarsi e pensare la vita dei nostri figli all’interno di un progetto? Ci richiede di adeguare le nostre scelte, di fare sacrifici e rinunce, di mettere loro al primo posto. Ci richiede di fare un passo indietro. Ci richiede uno sforzo. Lo sforzo di pensare i nostri figli al centro, adeguandoci ai loro semplici ma impegnativi bisogni. E anche questo è difficile. Difficile sforzarsi di pensare l’organizzazione e il ritmo come parti fondamentali del nostro lavoro educativo. Difficile comprendere quanto questo influenzi l’umore e la stabilità psico-fisica dei nostri bambini. Ma nel ricominciare questo nuovo anno scolastico spero che questa riflessione ci aiuti a compiere questo sforzo. Sforziamoci di dare loro il tempo di riprendere per tempo. Rispettiamo i loro ritmi. Aiutiamoli introducendoli ad abitudini sane e il più possibile vicine ai loro bisogni di bambini. Al bisogno di dormire il giusto numero di ore; al bisogno di mangiare pasti equilibrati nel giusto tempo; al bisogno di dedicare spazio al riposo e alla tranquillità. Sforziamoci di ricominciare da qui.