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domenica 15 gennaio 2017

L'EDUCATORE E'....

Quanto è difficile cambiare! Cambiare nel profondo, cambiare ciò che siamo, cambiare ciò che possiamo essere. E’ difficile e faticoso e lo so perché lo vivo in prima persona. Cambiare le mie abitudini di sempre, cambiare i miei atteggiamenti e le mie risposte, modificare ciò che sono è una delle sfide più difficili e complesse che devo affrontare nella mia crescita personale. Ci sono molte cose che vorrei modificare di me, molte cose che fanno parte della mia persona e del mio modo di essere persona fra le persone. Si dice che basti la volontà per cambiare. Forse è così. Io però credo che non sia così semplice. Cambiare è un processo profondo, intimo, delicato. Cambiare presuppone la capacità di osservarsi, mettersi in discussione, comprendere il proprio modo di funzionare e le proprie origini. Significa indagare la propria infanzia, la propria essenza. Sapere dove si radicano le nostre paure, i nostri conflitti interiori, le nostre abitudini comportamentali e i nostri atteggiamenti. Cambiare significa avviarsi sulla strada della conoscenza. E conoscere se stessi è un’incognita che mette paura perché può portare verso luce ma anche verso l’oscurità e allora non sappiamo mai se vogliamo conoscerci fino in fondo, non sappiamo mai se vogliamo capire e per questo alziamo barriere, difese, muri. Per questo diciamo "Io sono così, prendere o lasciare!". Ma noi, profondamente, sappiamo davvero come è quel COSI'? Sappiamo per primi accettare quel che siamo? Sappiamo affrontare tutto quello che il nostro modo di essere comporta? Conoscersi significa capirsi per migliorarsi, per amarsi, per smussare gli angoli, per cucire le ferite. Ascoltarsi significa entrare nella nostra solitudine, fermarci e vedere oltre. 
Noi educatori ci incamminiamo ogni giorno sulla strada del cambiamento con l’obiettivo di “educere”, tirar fuori dall’altro ciò che di meglio può essere. Partiamo, inciampiamo, a volte vinciamo e altre veniamo sconfitti. Molti di noi si lanciano a testa bassa, perseverano, non si fermano. Altri gettano la spugna, si arrendono in fretta, riversano colpe sugli altri ma pochi, pochissimi, fanno il viaggio inverso. Pochi si fermano e si ascoltano. Pochi leggono dentro di sé, leggono sé per comprendersi prima di comprendere, per cambiarsi prima di cambiare, per evolversi prima di evolvere.
“L’educatore è innanzitutto ciò che è, poi ciò che fa e infine ciò che dice”. Questa è la prima cosa che ho imparato nel mio percorso di studi. Ma quanti di noi sanno veramente chi sono? Quanti cercano di scoprirlo? Di scoprire sé stessi attraverso gli occhi degli altri, abbassando le difese, uscendo alla scoperta, sollevando il coperchio del vaso di Pandora per svuotarlo e ricominciare da capo? Quanti affrontano con coraggio questa via? Educatori di professione. Educatori per passione. Educatori per scelta oppure no. Persone chiamate al grande compito di trasmettere se stessi agli altri, alle future generazioni. Insegnanti, maestri, volontari e sopra ogni altro: genitori. Sappiamo affrontare questa sfida? La sfida che sento l’onere di affrontare ogni giorno? La domanda che interrompe il mio sonno, che inquieta i miei pensieri? Sappiamo veramente cercare la risposta al quesito: IO SO CHI SONO?

Personalmente forse una risposta finita non la troverò mai, forse questa domanda continuerà a turbarmi per tanto tempo ancora ma sono certa che in questa mia continua ricerca io potrò trovare la capacità di scoprire e scoprirmi per scoprire l’altro, la capacità di cambiare per cambiare, la capacità di crescere per aiutare a crescere…

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