Questo blog è scritto a quattro mani. Quando leggerete troverete l'essenza di noi. Leggerete la nostra esperienza di vita, come mamme e come educatrici. Questo blog è la nostra visione pedagogica. Questo blog siamo noi! Il nostro motto è: L'ESPERIENZA DEGLI EDUCATORI AL SERVIZIO DEI GENITORI! Aiutateci a rendere speciale questo blog con le vostre condivisioni e i vostri commenti...

lunedì 14 marzo 2016

Un valore da riscoprire

Sì, lo so, adesso scriverò una parola che non piace, una parola difficile e scomoda, ma la scriverò comunque e lo farò in maiuscolo. E non solo la scriverò ma costringerò tutti voi a leggerla e a farla entrare nella vostra mente. Una parola che oggigiorno tutti rifuggono in quanto orribile e assolutamente da evitare, non vintage ma vecchia e obsoleta. La parola che scriver è: RINUNCIA. Ecco. L’ho scritta. E mentre la scrivo vorrei tanto che con uno schiocco di dita molti di noi la facessero propria. Vorrei che diventasse finalmente una scelta quotidiana di una buona fetta del genere umano. Vorrei che fosse così perché, se succedesse, in un attimo sparirebbero decine di situazioni paradossali e assurde a cui ho dovuto assistere. Sparirebbero i  terribili momenti in cui i bambini di sei mesi piangono dentro ai cinema bui per assecondare l’ego di genitori che vogliono vedere la prima dell’ultimo film di Harry Potter. Sparirebbero anche quelli in cui bambini di un anno e mezzo passano intere giornate dentro a una soffocante sala congressi distratti solo da qualche passeggiata su e giù per le scale e da un trattorino di legno per permettere alla mente della loro madre di assimilare nozioni pedagogiche (sì, pedagogiche…l’apoteosi dell’assurdo). Sparirebbero i bambini che dormono sulle sedie delle sale bingo. Sparirebbero quelli che giocano sulle scale di una discoteca. Quelli, piccolissimi, che piangono nei ristoranti nel cuore della notte. Se una parte dell’umanità  imparasse il senso profondo della rinuncia potrebbe diventare libera. Libera dal proprio smisurato ego. Libera dagli armadi pieni di vestiti etichettati, dalla sfrenata corsa al consumismo, dalle gare di popolarità a tutti i costi, dalla legge della giungla. Se solo imparassimo a lasciare il passo, a dare la precedenza, a fare un passo indietro. Se solo scegliessimo di dire “posso farne a meno”! Se madri e padri sapessero che nella rinuncia di oggi si costruisce la relazione di domani coi propri figli. Se solo sapessimo quanta memoria ha l’assenza, quanta memoria ha l’inconcluso, il lasciato da parte. Se solo sapessimo che per ogni bambino che dorme sotto un tavolo c’è uno squarcio nella dignità dell’essere genitore. Rinunciare non significa annullare ma rimandare. C’è un tempo per ogni cosa e il tempo della genitorialità è il tempo della scelta. I nostri bambini non sono piccoli per sempre e scegliere di rinunciare per esserci non è perdere ma guadagnare. Dedicarsi tempo per sé è un diritto sacrosanto che ognuno di noi ha ma che non deve ledere il diritto dei nostri bambini a essere bambini. Se il nostro diritto a una serata danzante corrisponde al dovere dei nostri bambini di addormentarsi su un divanetto del locale allora lì, in quel momento, noi perdiamo il nostro diritto a favore di un altro, inviolabile, intoccabile, ineliminabile diritto: quello dei nostri figli di chiederci di RINUNCIARE!!!

Nessun commento:

Posta un commento