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giovedì 7 aprile 2016

Desider-i-AMO

Ho deciso di riservarmi un attimo tutto per me e mi sono seduta davanti al computer. Qualcuno potrebbe pensare “che tristezza!”. Dipende dai punti di vista. Dipende, come sempre, da ciò che si desidera e ciò che si può fare. C’è chi pensa che per rilassarsi abbia bisogno di due giorni in una spa, chi di una passeggiata nella natura, chi sogna con ardore un’ora di divano e film e chi vorrebbe correre libero e senza vincoli. Così potremmo continuare. Ecco, il punto è questo: desiderare qualche cosa, desiderare di poterla possedere. Noi siamo la società del desiderio! Senza questo la nostra economia non funzionerebbe affatto. Dobbiamo costantemente desiderare per consumare e mentre consumiamo desideriamo già qualcos’altro e mentre consumiamo e desideriamo altro ci dicono che possiamo averlo, ci dicono che il mondo è nelle nostre mani e che non dobbiamo più aspettare. Possiamo avere tutto, subito, a poco prezzo e prima degli altri. Wow! Sono proprio rimasta l’ultima povera illusa che crede ancora che esistano le stagioni, che crede ancora che servano nove mesi di gestazione per poter generare un bimbo, che crede ancora che ci sia un tempo per ogni cosa. Ma niente paura! Arrivo a scuola e mi accorgo che la realtà mi da ragione…. E allora eccoli! I piccoli figli di questo mondo ben strutturato, unico, veloce, acquistabile in ogni sua forma e surrogato, competitivo fino all’eccesso e fagocitante. “Mamma voglio! Mamma dammi! Mamma compramelo! Se faccio questo tu mi compri questo, me lo hai promesso altrimenti lo dico al papà, alla nonna”

Chiudo le orecchie, sorrido, saluto e vado ad indossare il mio camice. Lo indosso con orgoglio tutte le mattine. E’ un camice che non ha colore, non ha forma, non ha marca e non ha prezzo… Il mio camice è la mia professionalità. Scendo in classe e rivedo i miei piccoli e mentre li osservo penso che loro, si, proprio loro che oggi hanno 5 anni, saranno a breve il mio datore di lavoro, il sindaco, l’assessore alle politiche sociali, il manager di confindustria e via così. E pensando questo vedo il mio camice di lavoro risplendere di nuova energia perché penso che devo, oltre ogni possibilità, tornare a seminare quelle idee vecchie (scusate si usa vintage!), lente, comunitarie, eque che la mia mamma e alcuni dei docenti che nella vita ho avuto il privilegio di incontrare, mi hanno insegnato. Penso che tra il desiderio e la sua consumazione immediata vi siano molte e molte cose da imparare. Penso che per primi noi adulti abbiamo il dovere di capire cosa sia giustamente desiderabile, cosa i nostri bambini desiderino veramente o cosa noi desideriamo per loro, cosa desiderino veramente e cosa invece stiano camuffando cercando di possedere un prodotto. Credo nuovamente che dovremmo riflettere sul nostro agire per comprendere che dietro piccoli gesti si seminano grandi cose che possono essere trampolini verso una nuova generazione più sostenibile ma possono essere anche zavorre che perpetuano un consumismo puro, dedito al possesso di beni, servizi e persone. Ecco, ho desiderato avere del tempo per me, per riflettere su alcune dinamiche che osservo nel quotidiano, ho potuto godere di questo tempo e sedermi davanti al computer è servito a questo scopo. Mi reputo una persona molto fortunata, posso desiderare e possedere il mio desiderio, sono consapevole che nella nostra piccola Terra non sono molte le persone che possono fare altrettanto e anche per questo devo impegnarmi nel mio piccolo per rendere il mondo un pochino migliore. 

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