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mercoledì 6 gennaio 2016

Il Dialogo con i figli: tra miti e realtà

Vorrei sfatare il primo mito legato al tema del dialogo coi figli:  il dialogo con i figli non è un caso fortunatoQuando qualcuno vi dice che siete fortunati perché voi riuscite a parlare con i vostri figli di moltissimi argomenti, voi non credeteci. Non siete stati fortunati. Siete stati semplicemente bravi. Avete percorso strade tortuose con coraggio e abilità e siete arrivati proprio lì, alla capacità di dialogare. Educare i propri figli al dialogo è una costruzione continua e costante. E’ prendersi del tempo per ascoltarli, per chiedere come va, per parlare con loro. Costruire il dialogo significa dare esempio di dialogo, fin dai primi momenti di vita. Ascoltare il proprio figlio, riconoscere i suoi vagiti, riconoscere i suoi modi di comunicare e accoglierli. E’ rispondere ai suoi bisogni. E’ rispondere alle sue richieste. Quando ci arrabbiamo per niente, perché siamo stanchi e stressati, è ammettere  il proprio errore e insegnare che si può sbagliare, che si può chiedere scusa e poi migliorarsi. E’ insegnare a non perpetrare l’errore.
Spesso mi ritrovo a pensare alle mie azioni educative quotidiane e a chiedermi come posso fare per mantenere sempre vivo il dialogo coi miei figli. Allora percorro il cammino del dialogo ogni giorno, nei piccoli gesti, quando mi accovaccio davanti al mio bambino di tre anni e gli chiedo di guardarmi negli occhi, di concentrare la sua energia e la sua attenzione su di me. Quando gli pongo delle domande e mi aspetto che lui mi risponda. Quando uso le modulazioni della mia voce per attirare la sua attenzione. Quando lo abbraccio con la mia voce, quando dò voce alle sue paure e alle sue angosce e rispondo ai suoi stati d’animo. Dialogo con lui attraverso i gesti del mio corpo. Attraverso la mia postura, le espressioni del mio viso, il mio sguardo. Dialogo con mia figlia quando torna arrabbiata da scuola perché qualcuno le ha fatto un torto e le chiedo di riflettere su quel torto. Su quel che ha portato a quell’incomprensione. Insegno a mia figlia a dialogare quando le chiedo di guardare dentro di sé. Quando le chiedo di ripercorrere le proprie parole e i propri gesti e di cercare cosa è andato storto. Dialogo con lei quando dopo un rimprovero importante lascio che lei pensi e al momento opportuno (a cena, durante la doccia, al momento del bacio della buona notte) mi siedo accanto a lei e le chiedo di parlare di ciò che è successo, le chiedo di riflettere INSIEME A ME.

Il dialogo non piove dal cielo. Il dialogo non inizia perché mio figlio adolescente è in crisi e allora deve parlare con me adesso. Il dialogo è dentro ogni piccolo gesto, di ogni piccolo giorno passato con i nostri figli. Il dialogo è uno strumento, è un mezzo ed è anche un fine. E’ uno dei grandi obiettivi trasversali dell’educazione insieme all’autonomia. Non aspettatevi che sia una strada facile. Ormai dovreste aver capito tutti che educare non è mai facile. Ci saranno cadute, errori, disfatte. Ma non perdete mai di vista il vostro grande obiettivo. Non vergognatevi di ammettere i vostri errori. Non forzate mai la mano, perché i vostri figli lo sapranno. Siate veri, onesti con voi stessi, sinceri. Cominciate da voi. Sarà il primo passo per arrivare a loro. So che non è semplice guardarsi allo specchio, sapersi osservare, capire cosa c’è che non va e correggere il tiro. Forse avrete bisogno di un osservatore esterno, di uno sguardo professionale o forse basterà il confronto con il vostro partner o con una vostra amica. Avrete dubbi, avrete incertezze ma non smettete mai di provare, di farvi domande, di aprirvi alle possibilità. E mentre riflettete su questi nuovi consigli io lascio che i miei pensieri corrano sul tema del dialogo che ancora tanto ha da dire su di sé….buona epifania wondermamme.

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