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domenica 3 gennaio 2016

La Motivazione: il motore delle nostre azioni - part two

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Riflettevo sul fatto che decine di volte mi sono ritrovata a ripetere le stesse frasi a mia figlia (tendenzialmente ad impartire degli ordini) senza ottenere particolari fruttuosi risultati. E riflettevo che la mia peggior nemica, quando si parla di educare i miei figli, è la fretta. La maledetta fretta che non ci permette di fermarci un attimo a pensare a quale prezioso strumento abbiamo a disposizione: il dialogo. Per il dialogo serve fermarsi. Serve pazienza. Serve pensiero. Per dialogare e trattare argomenti speciali con i nostri figli serve il tempo. Ma la vita frenetica ci travolge e il tempo ce lo toglie. Quale preziosissimo bene ci facciamo portare via ogni giorno. Ogni pensiero pedagogico fonda il proprio esistere proprio sul tempo. Stendere un progetto educativo richiede innanzitutto l’osservazione. A noi educatori è richiesto di osservare. Serve tempo per osservare i comportamenti e gli atteggiamenti dei nostri ragazzi. Le loro abitudini. Ciò che a loro piace o non piace. Serve osservare i loro punti di forza e i punti di debolezza e usare i primi per lavorare sui secondi. Se un ragazzo ha problemi di tenuta e non riesce mai a portare a termine un compito ma ama tantissimo le scienze, allora si imposteranno compiti proprio a tema scientifico perché agganciarlo a ciò che a lui piace può portarlo a migliorare i tempi di tenuta. Ma è un lavoro lungo, è un progetto a medio –lungo termine i cui frutti si raccoglieranno solo con il tempo. La stessa cosa vale per i nostri figli. Diamoci un progetto. Osserviamoli. Cerchiamo di capire quali sono le loro debolezze (facile, basta pensare a quali sono le frasi che ripetiamo più spesso) e allo stesso tempo cerchiamo i loro punti di forza. Usiamoli per dare loro una motivazione. Diamo loro degli obiettivi raggiungibili nel breve tempo ma migliorabili. Aumentiamo le richieste gradualmente ma teniamo sempre presente che senza motivazione difficilmente i nostri figli (soprattutto se grandi) porteranno a termine il compito. Ma soprattutto non dimentichiamoci di dialogare con loro. Di ascoltarli. Di osservarli. Perché da educatore so che il vero apprendimento non è solo l’interiorizzazione di una procedura meccanica ma è la comprensione dell’importanza della stessa, del suo valore, della sua utilità. Quando un ragazzo apprende una procedura non ha raggiunto un obiettivo di apprendimento ma un meccanicismo. Quando un ragazzo non solo ha appreso una procedura (come può essere la difficile abitudine quotidiana di riordinare la scrivania) ma ne ha compreso il vero significato e la vera utilità, allora il grande passo sarà compiuto. Ecco che la motivazione che muoverà le loro azioni non sarà più esterna (lo faccio altrimenti la mamma rompe-misgrida-mi toglie l’ipad) ma sarà una vera motivazione interna (lo faccio perché in effetti non è così faticoso – perché in effetti trovo tutte le mie cose e non le dimentico e le porto a scuola – lo faccio perché quando studio mi concentro meglio…) e l’apprendimento sarà reale, sarà duraturo.  Ma armatevi di tanta pazienza perché i frutti di questo albero non maturano in una sola stagione. Abbiate fiducia però, perché li coglierete e saranno i migliori che avrete mai raccolto. E nel frattempo investite il vostro tempo e le vostre energie nel dialogo, fondamento dell’educazione. Si questo vi parler nel prossimo post...a presto wondermamme e Buon anno a tutte!!

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