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sabato 27 febbraio 2016

Un legame che dura per sempre

La prima cosa che le persone cercano di capire quando nasce un bambino è a chi assomiglia. Lo osservano, scrutano il suo sguardo, la forma del naso, quanto sono lunghi i piedi e perfino il colore degli occhi. Cercano di carpire il legame fisico fra il bambino e i suoi genitori. Qualcuno dice che assomiglia alla mamma, qualcun altro al papà, altri ancora azzardano alla nonna o allo zio. Trovano somiglianze anche quando non ci sono. Ma c’è un legame, molto più profondo, che ogni bambino ha con le persone che lo hanno generato. C’è un legame fatto di emozioni, vissuti, bagagli esperienziali che non possiamo riconoscere immediatamente nei bambini, che si nasconde dentro di loro e che li accompagnerà per tutta la vita. E’ qualcosa che c’è, qualcosa che si trasmette, da genitore a figlio. Su questo legame profondo costruiamo le nostre relazioni. Ciò che siamo è visibile in ciò che i nostri figli sono e in ciò che i nostri genitori erano. Il bambino che siamo stati, il figlio che eravamo è l’origine del nostro essere genitore. E’ qualcosa di difficile da spiegare e ancor più difficile da comprendere. E’ qualcosa che va molto oltre la somiglianza fisica. Dicono che nasciamo con una dote, quella genetica, che ci viene trasmessa dai nostri genitori naturali. E poi cresciamo relazionandoci con l’ambiente che ci circonda, con i care givers, le persone che si prendono cura di noi e che entrano in relazione con la nostra dote, che la plasmano dando origine a noi. Siamo esseri biologici e esseri sociali allo stesso tempo; ci modifichiamo e ci plasmiamo creando legami che a nostra volta trasmetteremo ai nostri figli aggiungendo dote a dote. Tenere conto di tutto questo, educando i nostri figli, significa approfondire la conoscenza di ciò che siamo, significa ritrovare le nostre origini per comprendere le nostre scelte genitoriali, significa farsi domande sul sé per darsi risposte sull’altro da sé. Ignorare questa cosa diviene educare senza una radice e senza una rotta, travolti dagli eventi, travolti da ciò che eravamo che senza briglia può schiacciare ciò che siamo. Conoscersi e conoscere i propri legami sociali è importante per ritrovare la rotta. A volte alcuni genitori mi raccontano le loro fatiche a comprendere i propri figli, le loro paure nell’affrontare una distanza che non riescono a decodificare (parlo soprattutto degli adolescenti). Ma accorciare questa distanza non è impossibile. Serve determinazione e introspezione. Fermarsi come genitori e guardarsi allo specchio cercando di capire chi siamo, che figli siamo stati, che genitori abbiamo avuto e che genitori vogliamo essere è il primo passo verso la comprensione e il cambiamento. Colmare la distanza è prima di tutto coprire il divario che c’è fra quello che siamo e quello che potremmo essere. E’ importante incontrarsi, padre e madre, e ritrovare un orizzonte comune esplorando la strada già percorsa continuando però a guardare avanti perché non possiamo cambiare il passato ma possiamo scrivere un futuro diverso. Il cambiamento è possibile solo grazie alla conoscenza. Non perdiamo la speranza, non smettiamo di lottare, fermiamoci e ritroviamoci per costruire coi nostri figli un legame solido ed equilibrato che duri per sempre, di dote in dote, di dna in dna, di vita in vita.

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